Analizzare i risultati del bilancio di fine anno significa misurare le effettive condizioni di un’azienda, capire cioè l’andamento complessivo della stessa. In generale l’analisi di bilancio punta a interpretare l’andamento economico, patrimoniale e finanziario di un’impresa. Essa rappresenta la maniera quantitativa per valutare lo stato di salute di un’azienda, permettendo anche un confronto sulle prestazioni aziendali.
L’analisi dei risultati è un’essenziale attività per comprendere la situazione economica – finanziaria e patrimoniale di un’azienda, prevedendo l’impiego di mezzi utili per la rielaborazione dei dati contabili.
Riclassificazione: stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario
Per riclassificare lo stato patrimoniale gli schemi più usati sono lo schema finanziario e lo schema funzionale. Mentre l’elaborazione dello schema finanziario è possibile con la sola disponibilità di un bilancio civilistico ordinario, la predisposizione dello schema funzionale risulta più complessa e richiede informazioni più dettagliate (si pensi ai debiti tributari oppure ai debiti nei confronti dei fornitori con scaduto non fisiologico, da non classificare nel capitale circolanti netti ma nelle posizioni finanziarie nette).
Gli schemi più utilizzati per la riclassificazione del conto economico sono invece lo schema a valore aggiunto, quello a costo del venduto che differenzia le spese per aree commerciale, funzionali, produzione, amministrazione e risponde alla necessità di confrontare i costi delle diverse aree rispetto alle spese complessive di un’impresa, e lo schema a margine di contribuzione che differenzia i costi fissi da quelli variabili.
Mentre è possibile facilmente elaborare lo schema a valore aggiunto a partire da uno schema di natura civilistica, quello a costo del venduto e quello a margine di contribuzione per la loro elaborazione rispettivamente necessitano di un piano dei conti che interpreti le spese non per natura ma per funzione (es: dividendo le spese del personale tra amministrative, commerciali e produttive) e di un appropriato strumento di contabilità industriale.
Nell’analizzare i risultati del bilancio di fine anno di un’azienda la riclassificazione dei rendiconti finanziari è quella meno impiegata. Di norma nell’esaminare un bilancio aziendale non si rielaborano i rendiconti finanziari civilistici, bensì si procede con l’elaborazione a partire dalla riclassificazione di due stati patrimoniali e da un conto economico, di un rendiconto finanziario più sintetico che abbia come riferimento le posizioni finanziarie nette.
Analizzare i margini e gli indici
Una volta ultimata la riclassificazione dei conti economici e degli stati patrimoniali è possibile proseguire attraverso l’analisi per margini e indici. La prima analisi si concretizza con l’effettuazione delle differenze fra due quantità di conti economici o di stati patrimoniali, per una valutazione dell’entità in fatto di segni negativi o positivi.
Tra i margini principali degli stati patrimoniali si considerano quello di disponibilità (attivi circolanti – passività correnti), e quello primario di struttura (capitali netti – attivi immobilizzati). Trattasi di margini che vengono calcolati a partire delle informazioni degli stati patrimoniali riclassificati in base ai criteri finanziari.
I margini operativi lordi e netti invece sono quelli principali dei conti economici, generalmente da calcolare in ogni riclassificazione dei conti economici. Altri margini dei conti economici sono quelli lordi industriali (fatturati al netto dei costi del venduto), i valori aggiunti e quelli di contribuzione, in base alla riclassificazione utilizzata.
Invece, analizzare gli indici, vuol dire trasformare le informazioni riclassificate dei bilanci in quozienti o rapporti. Rispetto all’analisi dei margini, quella per indici ha il privilegio della sintesi dei dati e permette un raffronto più semplice tra le informazioni intertemporali tra imprese concorrenti o un confronto agevole con gli standard dei settori di interesse. Tra i più importanti indici patrimoniali ricordiamo i quozienti di disponibilità (attivi circolanti/passività correnti). I quozienti di disponibilità rapportano le grandezze stesse dei margini di disponibilità, i quozienti di tesoreria (attivi circolanti – scorte/passività correnti), gli indici di liquidità immediate (liquidità/passività correnti) e gli indici di solvibilità (attivi circolanti/passività correnti + passività consolidate).
Le valutazioni qualitative da affiancare alle stime quantitative
Analizzare i risultati di bilancio di fine anno è quindi una maniera quantitativa di stimare le condizioni di salute delle imprese, permettendo sia i raffronti sulle prestazioni sia quelli con gli andamenti delle aziende concorrenti impegnate nel mercato di settore, per ciò che si può
desumere dai pubblici bilanci.
Un’analisi essenziale ai fine dei risultati che, però, per completezza, va ottimizzata con delle stime di carattere qualitativo. Un tipo di valutazione secondo degli indicatori diversi dagli indici finanziari come, per esempio, le rendicontazioni delle notizie connesse alla sostenibilità e al capitale intellettuale (reputazione del brand o qualità del personale). Indici comunque importanti per integrare gli indicatori finanziari, anche con lo scopo di accertare un’eventuale crisi di un’azienda e correre ai ripari al più presto.
Per dei risultati concreti e veritieri l’analisi di bilancio deve essere condotta a 360 gradi, attraverso uno studio accurato e approfondito della situazione economica, finanziaria, patrimoniale e degli indicatori non finanziari di un’azienda.